domenica 29 marzo 2020

Guzzi 125 Custom

Se entrate nel mitico museo Guzzi, in via Parodi 57 a Mandello del Lario e, cercate questo modello tra le innumerevoli moto (ma sarebbe meglio dire opere d'arte) custodite al suo interno, rimarrete piuttosto delusi, infatti non ce n'è traccia.



La moto nasce nel 1985,  per entrare nel settore custom 125 cc, e far concorrenza alla Beta Custom e  Laverda CU 125 Ride a sua volta evoluzione della LZ custom. Sfruttando l'esperienza acquisita, ed utilizzando il motore ed il telaio della moto da enduro 125 TT, la Guzzi produce una sorellina per la California 1000 e V35/65C distinguendosi dalle concorrenti, per la ricca dotazione di accessori di serie, come le valigie laterali e il parabrezza, la sella a 2 sedute sovrapposte e la strana scelta della ruota anteriore più piccola della posteriore. Il motore è un monociclindrico raffreddato a liquido da 20 cavalli, capace di spingere la moto a 115 km/h e di farle coprire i 400 metri con partenza da fermo in 18 secondi. La guida è facile ed intuitiva assecondata da un motore non molto potente ma lineare nell'erogazione, la frenata risulta buona (per l'epoca).

La moto non sortì la fortuna commerciale sperata, complice anche la messa in commercio, pochi anni dopo, di due concorrenti più moderne stilisticamente e prestanti: la Cagiva Blues (1987)  e, l' Aprilia Red Rose (nel 1988) ed uscì dal listino nel 1996 con poche unità vendute.


  • monocilindrico raffreddato a liquido
  • alesaggio per corsa 56 x 50 mm
  • cilindrata reale 123.15 cc
  • potenza 20 cavalli a 8000 giri 
  • coppia 1.37 kg/m a 7000 giri
  • velocità massima 115 km/h
  • consumi 21 km/l
  • peso 110 kg
  • lunghezza 2060mm
  • interasse 1380 mm
  • larghezza 700 mm
  • altezza al parabrezza 1450 mm
  • pneumatico anteriore 80/100 x 16
  • pneumatico posteriore 3.50H x 18
  • freno anteriore a disco singolo
  • freno posteriore a tamburo
fonti:
motociclismo gennaio 1987

Riflessioni sugli acquisti: moto nuova od usata?



Se stiamo prendendo in considerazione di acquistare la prima moto, o sostituire la nostra cara compagna, ci troviamo inevitabilmente con un dilemma, moto nuova od usata?

A mio parere, la risposta non è semplicissima in quanto le variabili in gioco sono molteplici. Andiamo quindi ad analizzare le varie possibilità:

  • Moto nuova o Km 0: ok tecnicamente la Km 0 è usata ma possiamo considerarla alla stregua di una moto nuova. I vantaggi del nuovo sono chiari: siamo i primi utilizzatori e possiamo conoscerne ogni aspetto della sua vita e, partendo da zero saremo quindi sicuri di curarne la manutenzione in maniera meticolosa, l'affidabilità di un mezzo nuovo è generalmente superiore a quello di un usato medio e, la garanzia ci coprirà per almeno 2 anni o, nel caso della km 0, fino al termine della garanzia residua, comunque non inferiore ad un anno. per un certo periodo non avremo spese accessorie per eventuale manutenzione straordinaria come: freni, catena o pneumatici, per contro il prezzo di acquisto sarà il più alto e, la svalutazione rapida almeno nei primi 3 anni di vita.
  • Moto usata, dimostrativa, epoca: qui il discorso si fa un po più complesso, ovviamente se il modello dei vostri sogni non è più in produzione, saremo obbligati a rivolgervi al mercato dell'usato, viceversa se è ancora in produzione o se non ci interessa un modello specifico, o ancora, se cerchiamo una moto qualsiasi purché valida, valutare un usato è una ottima idea ma, una procedura delicata. Nel caso delle moto dimostrative, solitamente hanno pochi km, un buono sconto dal nuovo ma, sicuramente essendo stata usata come test ride, non sarà stata trattata benissimo, e potrebbe essere molto più usurata di quello che i km reali possono far supporre. Viceversa un usato classico vi permette un buon risparmio dal nuovo, ma rimangono sempre dubbi su: cura dei tagliandi (non capirò mai il perché molte persone ritengono il tagliando quasi un accessorio se non una seccatura), possibilità che nasconda problemi seri al motore o al cambio, finanche ad un tentativo maldestro di rabberciamento in caso di incidente. Palesemente se conoscete il precedente proprietario, avrete un quadro più chiaro delle condizioni del mezzo, in caso contrario io opterei per un usato acquistato da un concessionario, per godere almeno della garanzia dell'usato. Se l'usato è di un privato, allora il prezzo deve essere molto più conveniente rispetto a quello di un concessionario, perché, anche se è vero che comunque un privato è tenuto a rispondere di vari problemi nascosti durante la vendita, il risarcimento potrebbe portare a strascichi legali lunghissimi. Se invece l'usato è piuttosto datato, oltre i 10/15 anni, i prezzi che si possono spuntare sono spesso interessanti, almeno come prima moto, attenzione però nel caso si acquisti un modello di marchi poco conosciuti, la ricerca di ricambi potrebbe essere dispendiosa, difficoltosa se non impossibile. Attenzione anche a comprare un usato con pochi km e molti anni, non c'è niente di peggio che tenere una moto ferma per anni in garage, l'affidabilità ne sarà sicuramente compromessa. Analizziamo ora le moto d'epoca, molti attratti dai bassi costi di gestione (bollo, assicurazione e pneumatici in primis), sono attirati da moto di 25/30 anni fa, ma attenzione; l'affidabilità di una moto così datata non è a livello delle moderne, esse richiedono tanta cura ed amore dai proprietari, ed una manutenzione continua e certosina, il comfort non è sicuramente dei migliori (tranne qualche rare eccezione), la frenata è spesso mediocre, la stabilità critica e il costo dei ricambi a volte proibitivo. Io consiglio le moto d'epoca solo agli appassionati con grandi abilità meccaniche.
Quindi consiglio prima di tutto di decidere un budget, ci sono moto nuove per ogni tasca, viceversa attenzione a comprare un usato, siate oculati e ricordatevi che se comprate una moto premium usata, sicuramente risparmierete tantissimo, ma spesso vi troverete con alti costi di gestione che non avevate calcolato (pneumatici molto costosi e di veloce usura, tagliandi dispendiosi e ricambi a prezzi elevati anche per una leva rotta in seguito ad una caduta dal cavalletto).

Buon viaggio a tutti !

lunedì 23 marzo 2020

quale moto da turismo deve comprare un neofita?


Avete mai visto porre questa domanda su un forum?

Generalmente rispondono immediatamente 2 generi di motociclisti ,diametralmente opposti, riportando fatti in antitesi tra loro. tracciando un solco profondo tra i differenti punti di vista, vediamo insieme queste 2 tipologie di mototuristi:

1 - Lo specializzato:
tra questi sicuramente ci sarà qualcuno che risponderà che un grande viaggio, necessita ovviamente di una grande moto, quantomeno al pari delle ambizioni del viaggiatore,ed in questo caso asserirà senza mezzi termini che, una supertourer come la Goldwing, K1600, R/RT ecc. sono assolutamente indispensabili, altri invece affermeranno che, per essere preparati ad affrontare le più disparate condizioni e situazioni; non c'e niente di meglio di una maxienduro superaccessoriata.

2 - L'entusiasta:
quante volte avete sentito dire che Sjaak Lucassen, è la dimostrazione che quello che serve è solo la voglia di partire? (il signor Lucassen ha fatto il giro del mondo in R1, con tuta in pelle, attraverso deserti e foreste ), oppure che ammiocuggino è andato a Caponord, in Ciao, e senza conoscere una parola oltre al romagnolo ed un'italiano invero molto stentato?

Lungi da me giudicare gli uni e gli altri, in quanto ognuno fa turismo come vuole e, con che mezzo vuole, mi sento di dare qualche consiglio ai neofiti, basato sulla mia esperienza personale.
Secondo me è indubbio che se andate a Caponord con un Goldwing, sarà un viaggio più comodo che se ci andate con Ciao, ma non è detto che a livello di emozioni, la prima scelta sia migliore della seconda. Mi spiego meglio, ho avuto ed ho tuttora varie moto, e quando voglio fare un bel viaggio, salgo sulla California 1400 e parto, gustandomi il cruise control e la musica nel casco. Questo mi permette di fare molti chilometri al giorno, ma quando voglio gustarmi, i profumi, i colori, le sfumature dei paesaggi ed, ogni angolo di strada ad un'andatura decisamente slow ma, più appagante per i sensi, salgo sulla V35C.

Sono andature diverse, che regalano sensazioni diverse, che appagano in maniera diversa, ma sempre di emozioni parliamo. questo però non risponde alla nostra domanda ed ecco allora il mio pensiero:
Tra i due estremi, c'è sempre una via di mezzo, una naked od una enduro media o una custom, se guidati alle loro andature, possono accompagnare fino a Caponord senza troppi sacrifici, sopratutto se hanno un minimo riparo dall'aria.

Un'altra cosa da valutare è, quanto la userete veramente per turismo e, quanto per giretti da week end. Se andate in ferie una sola volta all'anno, è inutile sacrificare gli altri 53 weekend, meglio prendere una moto da fine settimana e adattarsi al viaggio annuale, ripeto, una naked con cupolino permette di fare turismo con pochi sacrifici. Viceversa se avete la fortuna di poter fare diversi viaggi all'anno, meglio prediligere il comfort alle prestazioni, una moto più votata al turismo di cilindrata medio/alta, come un'endurona è sufficientemente confortevole per fare turismo a lungo viaggio.

E se volete una custom? tranquilli, ci potete fare davvero tutto!
Ricordatevi, in qualsiasi caso comprate una moto che vi piace, non ve ne pentirete !

Buona Serata 




domenica 22 marzo 2020

Storia della Moto Guzzi Griso



Per comprendere meglio gli avvenimenti che portarono la Moto Guzzi a produrre la Griso tra il 2005 ed il 2015, bisogna fare un passo indietro di 5 anni.
Durante il 2000 Ivano Beggio, patron dell'Aprilia, acquista oltre alla Moto Laverda anche la Moto Guzzi.
Per rilanciare lo storico marchio di Mandello, la nuova proprietà decide di dirottare tecnici motivati da Noale a Mandello del Lario, col compito di svecchiare il design e la tecnologia ormai sorpassata delle Guzzi dell'epoca. Fu così che all'Intermot di Monaco di Baviera nel 2002, viene esposto il  prototipo già denominato Griso (anticipato qualche mese prima alle riviste specializzate, con lo pseudonimo di "Tecnocustom") il cui stile è opera del centro stilistico  Marabese Design svelando le linee della futura moto di serie ma, non la meccanica. Il prototipo era infatti spinto da un motore 1000cc a 4 valvole per cilindro in grado di erogare 102 cavalli a 8400 giri/min che verrà accantonato .

Sarà però solo nell'era Piaggio, che la moto definitiva verrà presentata alla stampa (8 settembre 2005) e messa in commercio, con una veste stilistica fedele al prototipo di 3 anni prima, ma con motore 1100 cc, 2 valvole per cilindro capace di 88,1 cv a 7600 giri e con una coppia di 9.0 kgm a 6400 giri, si distingue per il forcellone monobraccio CaRC, lo scarico singolo sul lato sinistro e il radiatore laterale dell'olio. La posizione di guida è un po old-style con braccia allungate in avanti, busto flesso e pedane arretrate, ma per nulla scomodo neanche per il passeggero.

Le prime impressioni dei giornalisti sono molto positive, la moto è bellissima, molto stabile in curva e più maneggevole di quello che ci si potrebbe aspettare, il motore è generalmente considerato pieno e corposo a tutti i regimi e la posizione di guida è giudicata generalmente positiva.

Nell'aprile 2006 viene presentata la versione 850 (877 cc per l'esattezza), che rispetto alla sorella maggiore perde il radiatore dell'olio e qualche cavallo, ora a quota 76 a 7800 giri e 7,14 kgm di coppia a 7000 giri.
A partire da settembre 2007 viene poi commercializzata la versione 1200 8v, con 4 valvole per cilindro e ben 110 cv a 7.500 giri/min ,una coppia di 11 Kgm a 6.500 giri/min, diventando così la guzzi di serie più potente mai prodotta.

La storia della Griso si interromperà nel 2015, e nonostante le promesse della proprietà di una rimessa in produzione, a tuttora non è più a listino.


Le varie serie prodotte:

Griso 1100 (1064 cc) - 30 agosto 2005 - Gennaio 2008
Griso 850 (877 cc) - 5 aprile 2006 - Gennaio 2008
Griso 1200 8V (1151 cc) - 14 settembre 2007 - Novembre 2016

Allestimenti speciali:

1200 8V SE "Tenni": telaio nero, livrea verde satinato, sella in cuoio e cerchi a raggi tubless
1200 8V SE "Black Devil": telaio nero e livrea nero opaco/argento e cerchi a raggi tubless

caratteristiche tecniche:

Bicilindrico a V di 90° frontemarcia
alesaggio per corsa: 92x80 mm (1100), 92x66 mm (850), 95x81.2 (1200 8v)
cilindrata effettiva: 1064 cc (1100), 877 cc (850), 1151 cc (1200 8v)
potenza 88,1 cv a 7600 giri (1100), 76 cv a 7800 giri (850), 110 cv a 7500 giri (1200 8v)
coppia 9.0 kgm a 6400 giri (1100), 7,14 kgm a 7000 giri (850), 11 kgm a 6500 giri (1200 8v)
lunghezza 2.260
larghezza 880
altezza 1.070
altezza sella 800
peso a secco 227 kg. (231 kg per la versione 1200 8v)
forcella anteriore a steli rovesciati da 43 mm completamente regolabile
forcellone monobraccio progressivo CaRC posteriore completamente regolabile
pneumatici anteriore 120/70 ZR 17" - Posteriore 180/55 ZR 17"





Fonti:
"Moto Guzzi L'affascinante storia di un mito italiano" di Daniele Buzzonetti editore Artioli 1899
https://www.dueruote.it/prove/prove-redazione/2012/moto-guzzi-griso-1100.html
https://www.motociclismo.it/moto-guzzi-breva-e-griso-850-1-850-che-cilindrata-moto-320
https://it.wikipedia.org/wiki/Moto_Guzzi_Griso#Le_differenti_versioni
Archivio anima guzzista

Un ringraziamento speciale a totogigi per la rettifica suggerita

sabato 21 marzo 2020

Il canto del cigno (anzi dell'aquila) del motore dell' ing. Carcano



Nel 2004 la toscana Piaggio salva in extremis il gruppo Aprilia, di cui Guzzi fa parte, ed inizia un'opera di ammodernamento delle linee e svecchiamento del prodotto che, in soli 3 anni porta la produzione dalle 4000 unità nel 2004, fino alle 10.000 del 2006 (era dal 1983 che la produzione non raggiungeva livelli così consistenti).
Così nel marzo 2007 Colaninno in persona presenta la nuova creatura: la Moto Guzzi Bellagio 940.
Sarà infatti l'ultima moto prodotta con il motore "serie grossa ad aste e bilancieri" raffreddato ad aria, progettato quasi 50 anni prima dall' ingegner Giulio Cesare Carcano, ridotto nella cilindrata a 936cc.
Non che le unità successive non tradiscano una diretta discendenza col mitico V7, ma perderanno la distribuzione ad aste e bilancieri in favore di un sistema a camme rialzate e utilizzeranno un sistema di raffreddamento misto aria/olio.
Il quadro tecnico della Bellagio comprende un forcellone monobraccio C.A.R.C. dotato di cinematismo progressivo, due dischi freno anteriori da ben 320 mm e, pedane arretrate con scarichi rialzati, che le donano un comportamento più simile ad una naked che ad una custom/cruiser. La facilità di guida, unita al motore dalla schiena possente ed ad un angolo di piega sconosciuto alle altre custom in circolazione, fu la carta vincente che fece innamorare di lei i motociclisti che la provarono, e che ancora oggi la cercano usata, nonostante la produzione sia cessata da 6 anni.
Il passeggero non veniva trattato benissimo, la porzione di sella destinata allo stesso era piccola e sfuggente con pedane un po' troppo alte, anche se, una sella optional a 2 posti ne migliorava parecchio la situazione.
La produzione cessò definitivamente nel 2014 dopo 3 serie costruite:
Bellagio 940 i.e. : prima serie con posteriore alto, sella corta e logo sul serbatoio rosso
Bellagio Luxury : Sella comfort, posteriore basso, verniciatura bicolore e logo sul serbatoio rosso
Bellagio Aquila Nera: Sella confort, posteriore basso, colorazione nero opaco e logo serbatoio monocolore




Scheda tecnica:
  • bicilindrico a V di 90° a doppia accensione
  • distribuzione ad aste e bilancieri con albero a camme singolo nel basamento
  • alesaggio e corsa: 95 x 66 mmcilindrata totale: 935,6 cc
  • alimentazione ad iniezione elettronica con 2 corpi farfallati da 40 mm
  • cambio a 6 rapporti con trasmissione finale ad albero75 cv a 7.200 giri8 kg/m di coppia a 6.000 giri
  • forcella anteriore tradizionale da 45 mm
  • forcellone monobraccio posteriore CaRC. progressivo 
  • pneumatici 120/70-18 al avantreno e 180/55-17 al retrotreno
  • impianto frenante a doppio disco anteriore da 320 mm e singolo al posteriore da 282 mm
  • lunghezza 2270 mm
  • larghezza 890 mm
  • altezza massima 1310 mm
  • interasse 1570 mm
  • peso 224 kg a secco

Fonti:

"Moto Guzzi L'affascinante storia di un mito italiano" di Daniele Buzzonetti editore Artioli 1899
hhttps://it.wikipedia.org/wiki/Moto_Guzzi
https://www.moto.it/prove/moto-guzzi-bellagio-aquila-nera.html
https://www.motorbox.com/moto/moto-viste-e-provate/moto-primo-contatto/moto-guzzi-bellagio-1-2

sabato 14 marzo 2020

Consigli per l'acquisto della prima moto


Prima o poi ogni motociclista si sente rivolgere la classica domanda: "che moto mi consigli di comprare ?"
Ovviamente ogni motociclista, in base alle proprie esperienze e passioni, consiglierà le moto più disparate, a partire da una tranquilla enduro 350 fino ad una supersportiva 1000.
Tra tutta questa gente ci sarà sicuramente qualcuno che consiglierà di comprare una "moto intelligente", ma cos'è una moto intelligente?
Nessuno si sveglia una mattina e, preso da un raptus di intelligenza si compra una moto, anzi, a ben guardare, acquistare un mezzo di trasporto che, non sta in piedi da solo, che se piove ti bagni, d'estate soffri il caldo, piuttosto pericoloso in caso di incidente e, che costa come un'auto pur avendo 3 posti in meno, non è una scelta esattamente geniale.
Allora perché comprarsi una moto?
Essenzialmente per desiderio di libertà, evasione dalle convenzioni sociali e passione. Ed è appunto la passione a dover essere il principale impulso che dovrebbe guidarci alla scelta della prima moto.
Ai giovani piacciono i numeri: cilindrata, cavalli e velocità massima sono le prime cose che colpiscono, e questo può portare ad acquistare un mezzo sportivo che non è esattamente adatto alle proprie esigenze, tanto potente quanto poco pratico e sfruttabile. Oppure una endurona pensando di coniugare strada col fuoristrada, finendo inesorabilmente per fare qualche strada bianca e financo utilizzarla quasi esclusivamente su asfalto. Qualcun altro cercherà sui siti di compravendita una "special", salvo poi rendersi conto al primo collaudo dell'impossibilità di poterlo superare, finendo inesorabilmente per doverle rottamare. Altri ancora spinti dal sogno di libertà si accaparreranno la prima cruiser che trovano nel mercato dell usato, tanto personalizzata quanto compromessa nell'affidabilità dai numerosi interventi, fatti nello scantinato da ammiocuggino.
Quindi io do un consiglio solo: non comprare una moto consigliata, finirai per comprare la passione di qualcun altro, compra la moto dei tuoi sogni, nuova od usata che sia, altrimenti prima o poi te ne pentirai.
P.S. La moto intelligente forse esiste, è lo scooter, protegge di più dal freddo, l'estate fa meno caldo, sotto la sella ci sta generalmente la borsa della spesa ma, a livello di passione.......


Storia delle Moto Guzzi Custom serie piccola

La nascita delle cruiser della Guzzi serie piccola, è legato indissolubilmente a quello della più vecchia serie grossa. La crescita delle vendite delle moto sportive nipponiche negli anni '70, aveva come contraltare, fortemente ridimensionato la produzione di moto sul suolo italiano, e come tutte le concorrenti nazionali anche la Moto Guzzi cercò di differenziare maggiormente la produzione su altri settori motociclistici. Fu così che spinta dal buon successo della serie California, la casa di Mandello decise di offrire una moto dal sapore custom ad un pubblico più vasto e, sfruttando telaio e motore delle più economiche V35 e V50, fece debuttare al salone di Milano del 1981 le due derivate, denominate V35C e V50C. Con qualche ritardo le 2 moto verranno immesse sul mercato solo l'estate successiva, riscuotendo però un immediato successo, decretato oltre che dalle convincenti doti dinamiche, anche dal prezzo contenuto, soprattutto della 350 gravata dall'iva al 18% invece che dal 38% riservato alle cilindrate maggiori. Il listino di Gennaio '83 ad esempio proponeva le due versioni rispettivamente a 3.433.000 e 4.278.000 lire contro le 5.260.000 lire necessarie per portarsi in garage la Honda CX Custom 500. I due motori risultarono piuttosto brillanti in relazione alla cilindrata, accreditati rispettivamente 35 e 47 cavalli e, ben 150 e 165 km/h di velocità massima, mentre la rivista Motociclismo rilevò più credibili, ma comunque di tutto rispetto valori di 142 e 155 km/h rispettivamente. Nel corso del 1984 venne messa in vendita la più potente V65C accreditata di 52 cavalli e dotata di serie di borse laterali e parabrezza, diventando la più cruiser della serie piccola. Questo insperato successo commerciale spinse altre marche italiane a proporre le loro varianti in stile custom, la Ducati presenterà nel 1985, la poco fortunata serie Indiana 350 e 650 andate in produzione l'anno successivo, e la 750 nel 1987 ma la produzione delle moto di Borgo Panigale cesserà già nel 1990 con soli 2300 esemplari prodotti, più fortunata la sorte dell'altra custom bolognese: la Moto Morini Excalibur sempre presentata al salone di Milano del 1985 verrà costruita fino al 1992 per un totale di circa 7000 esemplari nelle 2 cilindrate 350 e 501. Nel corso del 1986 la Guzzi rinnovò la sua piccola Custom per tenerla al passo coi tempi, donandole un'aspetto più yankee: nasce così la Florida proposta coi motori 350 corsa corta e 650. Caratterizzata fin da subito per finiture più curate, motore nero e coperchi valvole cromati, sella più importante a 2 posti separati, forcella allungata con fanale alto e come andava di moda all'epoca, il serbatoio impennato in alto. Questa serie però non rinnoverà il successo della precedente e dopo 6 anni di produzione verrà sostituita con la fortunatissima Nevada. Quest'ultima vede la luce nel 1992 sempre con la versione 350 come modello base (fino al 2000), ma abbandonato il motore 650 arriva il nuovo 750, poco meno potente ma con molta più coppia in basso. Le linee si fanno più ricercate, si abbandonano i parafanghi cromati in luogo dei più moderni verniciati in tinta. L'immortale V2 guadagnerà poi l'iniezione nel 2004 e, la sua riconosciuta affidabilità, unita al design attraente la mantengono in catalogo, con numerosi aggiornamenti fino al 2016! ben 24 anni risultando una delle Guzzi più vendute e longeve di sempre. Nel 2016 infatti la Nevada lascia il posto alla V9 da cui deriva strettamente, declinata nelle 2 versioni Roamer e Bobber. Il motore sale a 850cc per 55 cavalli e l'estetica ora sviluppata in senso più "orizzontale", rendendola una diretta concorrente delle piccole di Milwaukee. Il nuovo quadro tecnico si avvantaggia di Abs e controllo di trazione regolabile su 2 livelli conservando nel contempo la facilità di guida che ha reso famose le sue antenate V35 e 50C.
Franco Sartoni

Fonti:
  • Motociclismo D'epoca anno 24 nr 7 
  • Motociclismo anno 69 nr 1 
  • Motociclismo settembre 1987 
  • "Moto Guzzi L'affascinante storia di un mito italiano" di Daniele Buzzonetti editore Artioli 1899 https://it.wikipedia.org/wiki/Moto_Guzzi_Nevada 
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Moto_Guzzi_V35 
  • www.motoguzzi.it