sabato 18 aprile 2020

Guzzi Norge, è lei la prima cruiser Italiana?



Si fa spesso riferimento alle mondo cruiser come moto nate negli U.S.A negli anni '20 e '30, grazie ai famosi marchi Indian ed Harley Davidson (ma anche le defunte Excelsior ed Henderson), e connotate da posizioni di guida con gambe avanzate, in contrapposizione alle moto inglesi che avevano una posizione di guida più rannicchiata, proprio come le posizioni di monta a cavallo dette appunto all'americana o all'inglese.
Se è indubbio che le moto statunitensi hanno segnato e reso famoso il filone cruiser, è altrettanto vero che, la posizione di guida allungata non è una loro caratteristica esclusiva, infatti se si guarda le foto della Guzzi 500 Sport (sport 13) presentava questa posizione di guida già nel 1923. ora qualcuno obietterà che la posizione di guida cruiser prevede anche busto eretto e manubrio allungato. La risposta è ovvia, La Guzzi Norge del 1928, aveva manubrio a corna di bue e pedane a pianale!
La crisi italiana del dopoguerra uccise il mercato nazionale delle grosse cruiser, indirizzandolo su cilindrate più piccole ed economiche, salvo poi risvegliarsi negli anni '70 mentre, quello americano continuò a svilupparsi con cilindrate e pesi notevoli.
Ritengo quindi ,che la produzione di moto cruiser della casa di Mandello inizi negli anni '20 e le vada attribuito pari valore storico rispetto alle concorrenti d'oltreoceano.
Come da tradizione Guzzi, il nuovo interesse per le moto custom negli anni '70, è accompagnato da scelte tecniche diverse dalla concorrenza, viene infatti impiegato un motore a V di 90° longitudinale con trasmissione ad albero invece della V di 45° trasversale e trasmissione a catena come le HD (Indian negli anni '60 chiuderà i battenti), ed un telaio che permette doti ciclistiche e tenuta di strada sconosciute alle concorrenti.
Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 arriveranno anche le concorrenti giapponesi, prima con moto abbastanza particolari come la Honda GL (ora Gold Wing), poi con moto via via sempre più cloni delle HD, da cui hanno attinto soluzioni tecniche a piene mani, adottando bicilindrici a V stretta e l'immancabile trasmissione finale a cinghia, mentre Guzzi è rimasta sempre fedele alla sua filosofia.
Nel corso degli anni, provando moto giapponesi le ho apprezzate per i loro cambi morbidi e puntuali, per l'ottimo rapporto qualità prezzo e per l'affidabilità, ma le ho sempre trovate un po anonime, come se imitassero la personalità di altre moto non avendone una loro. Delle HD mi piace il carattere ruvido, la qualità delle cromature e i motori con tanta coppia ma, per contro giudico le loro caratteristiche dinamiche lontane anni luce dalle mie richieste. Solo salendo su una Guzzi, ritrovo tutto ciò che cerco da una moto, dal momento dell'accensione con la coppia di rovesciamento che sembra voler far cadere la moto, dalle vibrazioni che scompaiono magicamente messa la prima, ma sopratutto dalla guida tra le curve, dinamica e coinvolgente come nessuna altra cruiser sa essere, senza venir meno ad un comfort regale e ad una frenata potente. La guardi e la linea è inconfondibilmente Guzzi, elegante e sensuale nelle linee e con i cilindroni davanti alle ginocchia che sono il suo tratto distintivo e permettono un raffreddamento perfetto di tutto il motore, ed una semplicità della manutenzione commovente.
Ogni volta che salgo sul V35C penso: "è incredibile che una moto così piacevole da guidare abbia ormai 40 anni" e mi si stampa un bel sorriso sul viso.
Ogni volta che salgo sul California apprezzo la sua dolcezza tra le curve, il comfort assoluto e la potenza taurina, ed anche 10 km diventano il viaggio più bello della mia vita.
Ma ogni volta che metto i piedi sulle pedane del California penso "90 anni fa la Norge le aveva già"

Franco Sartoni

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