domenica 14 marzo 2021

Le altre custom italiane


Può sembrare strano, ma in Italia abbiamo avuto, in passato, una discreta produzione di moto custom. Senza scomodare gli artigiani, vista l'impossibilità di menzionarli tutti, ci concentreremo sui costruttori più famosi.

Ovviamente nel nostro Paese, la produzione si concentrò sui 50 e 125 cc, anche se come vedremo in seguito, il successo commerciale delle Guzzi V 35/50/65 C, spinse altri costruttori ad intraprendere la stessa strada, ma con risultati di vendite, non all'altezza della casa mandelliana.

Andando in ordine e per ovvi motivi di sintesi mi concentrerò solo sui più significativi, ed il primo che mi viene in mente è.....

Il Testi Weekend Cross! Questo ciclomotore nato nel 1963, esteticamente strizzava l'occhio alle moto d'oltreoceano, grazie al serbatoio a testa di cavallo, al manubrio a corna di bue, allo scarico doppio pur essendo mosso da un monocilindrico Minarelli (!) e udite udite: alla radio a transistor opzionale con antenna sul faro anteriore. Prodotto per un paio d'anni, anche in versione 80 cc per il mercato americano !!!

Ovviamente l'acme della produzione lo nazionale di cinquantini custom si raggiunse solo negli anni '80, con la indimenticabile Aprilia Red Rose  50.

Ma fu probabilmente il fiorente settore 125 quello più attivo nella produzione di moto custom dall'inizio degli anni '80 fino al nuovo secolo. I sedicenni del tempo poterono sognare di scorrazzare sulle praterie americane il sella alle loro Laverda Kz Wild, oppure alle Gilera Tg3 e Guzzi 125 Custom dei primi anni '80, in seguito alle più raffinate Aprilia Red Rose 125, poi diventata Aprilia Classic, alle Cagiva Blues (in realtà palesemente derivante da una 125 enduro), sostituita dalla Roadster a metà anni '90, o alla meno fortunata Gilera Cougar sul finire degli anni '90.

Ma le medie cilindrate?

La situazione economica delle case costruttrici nostrane, devastate dalla crisi delle vendite degli anni '70, complice una crescente concorrenza nipponica, è a tratti disperata. Ducati è sull'orlo del fallimento, Moto Morini sta' leggermente meglio grazie alle enduro Kanguro 350 e Kamel 500 che raccolgono un discreto successo. Alle due case motociclistiche bolognesi non passa certo inosservato il successo commerciale della Moto Guzzi nel settore custom, e al salone di Milano del 1985 presentano le loro proposte, con cilindrate in netta competizione con la Guzzi serie piccola "C", che però nello stesso salone presenta l'erede: la Guzzi Florida 350 e 650. 

La Ducati presenta così la sfortunata Indiana 350 e 650 e nel 1986 la versione 750 cc. la moto per contenere i costi di produzione, venne costruita con telaio, motore e forcelle della Cagiva Elefant, logo che si trovava stampato anche sulla forcella. La moto in realtà era d'estetica piacevole, ma la manutenzione scrupolosa a cui doveva sottostare il motore desmodromico con distribuzione a cinghia, mal si sposava con la clientela che chiedeva moto di semplice costruzione. La produzione cessò nel 1990 con appena 2318 esemplari totali costruiti nelle 3 cilindrate.

Da parte sua la Moto Morini, forte del affidabile bicilindrico disegnato dall'ingegner Lambertini, presentò la più fortunata Excalibur 350/500, dal design moderno ed accurato, con ottime prestazioni ed un gran piacere di guida. Unico difetto rilevante del modello riguarda la prima serie, il motorino di avviamento che, spesso non ingrana il tamburo calettato sull' albero motore, rendendo necessaria una bella scalciata sul pedale della messa in moto (nella seconda serie in nuovo sistema di avviamento renderà superflua la leva del kickstarter). Nonostante le vendite, circa 7000 esemplari fino al 1992, alla nuova proprietà (Cagiva), non interessa tenere in vita la Moto Morini. Con la chiusura del marchio bolognese, si spegne anche l'ultima antagonista alle fortunate moto custom mandelliane. O forse no?

Durante la prova di Motociclismo di settembre '86, dove vengono messe a confronto Ducati Indiana Guzzi Florida e Morini Excalibur 350, la rivista scrive così: "Sono tutte di nascita recente e dotate di motore 350 bicilindrico, la Ducati è stabile e potente ma troppo pesante, la Guzzi è ospitale e maneggevole ma un po' ruvida di motore, la Morini è emergente, vellutata e consuma poco ma, ha il cambio un po' duro."

Di queste 3 solo la Guzzi avrà una progenie: l'amatissima Nevada e poi l'attuale V9.

E siamo arrivati nel 2001, anno in cui la Beta di Rignano all'Arno immette sul mercato le deliziose Euro e Jonathan 350, dotate del collaudatissimo e piacevole monocilindrico Suzuki. Offerte ad un prezzo interessante, si distinguono per la caratterizzazione più turistica per l'Euro e, più sportiva per Jonathan. La trasmissione è a catena per entrambe e la facilità di guida ne garantiscono un piccolo successo. La produzione cesserà nel 2007.

Nel 2011 la Ducati ritenta la mossa con la Diavel, anche se per molti non è esattamente una cruiser, potenza e coppia molto in alto, la relegano più nel settore delle maxi-naked che ad una custom vera e propria.

Ma come, la AMF Harley Davidson non produceva anche in Italia negli stabilimenti ex Aermacchi?  Si ma non mi risulta che abbiano mai prodotto moto custom, ma solamente modelli monocilindrici per il mercato americano che non dovevano entrare in competizione diretta con le grosse moto di Milwaukee. 




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